Alla fine di un trattamento energetico mi è stato chiesto come posso far vivere in me l’anima formale-razionale della mia educazione e quella mistica.
Non trovo i due sistemi di pensiero in contraddizione ma so che per molti invece lo è. Molti scienziati, medici, professionisti,… ritengono mistica e spiritualità niente altro che illusione, superstizione se non truffa a scapito degli sciocchi.
Questa spaccatura apparentemente inconciliabile è fortemente radicata nelle nostre menti. Tra le cause di questa divisione possiamo anche ricordare il periodo dell’inquisizione, quando chiunque avesse avuto un pensiero “pericoloso” per l’unità e la supremazia della religione, era trattato con violenza.
Poiché “tre passi a destra sono tre passi a sinistra” (è un koan Zen) a questa fase l’umanità ha reagito proponendo la supremazia del pensiero razionale, si pensi all’ illuminismo e quant’altro.
Oggi, se pur i toni sono meno accesi, questi due mondi si confrontano ancora giornalmente. Possiamo pensare a certi tipi di fondamentalisti da una parte religiosi o materialisti e superficiali truffatori dall’altra.
Ma negli ultimi secoli sono avvenute delle scoperte e rivoluzioni di pensiero talmente profonde che rendono anacronistica una posizione di contraddizione tra mente razionale e mente mistica: la scienza, la filosofia, le religioni,… hanno riconosciuto la loro incompletezza e incapacità di parlare di ciò che al di fuori dei loro confini.
Banalmente possiamo dire: se mi infilo degli occhiali con le lenti verdi, nulla potrò dire sull’esistenza o meno del colore rosso, delle sue tonalità. O se vi piace di più: con degli occhiali ad infrarosso nulla potete dire dei colori dei corpi ma potete parlare solo della loro temperatura!
Molti grandi pensatori hanno tentato di creare un sistema di pensiero “omni-comprensivo” che potesse regolare il tutto in modo coerente. L’ultimo è forse stato quello di Bertrand Russell e Alfred North Whitehead con i Principia Mathematica che, da grandi menti quali erano si sono giustamente fermati nel loro intento “all’apparir del vero”.
Nella scienza ci sono state rivoluzioni come ad esempio la relatività di Einstein, il teorema dell’incompletezza di Godel, così piacevolmente e ampiamente divulgato nel libro “Gödel, Escher, Bach” di Hofstadter, il principio di indeterminazione di Heisenberg e molto altro. Si è dimostrato (utilizzando l’approccio razionale!) l’incapacità della mente razionale di conoscere completamente la realtà.
Oggi, uno scienziato che affermasse “Dio non esiste poiché non lo vedo” sarebbe dunque fuori tempo massimo.
Più corretto forse è l’approccio di Ludwig Wittgenstein: “su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere” (Tractatus Logico-Philosophicus) che vuol dire che ogni discussione metafisica (riguardante l’al di là del mondo fisico) cade al di fuori del regno del significato linguistico. Ovvero non può esserci conoscenza razionale.
Penso siano pochi i medici che possano ancora credere nella onnipotenza della medicina nel curare le malattie, soprattutto se ristretta a quella allopatica. È vero che abbiamo fatto passi da giganti sia nella chirurgia che nella farmacologia ad esempio. Ma nessuna medicina può prescindere dalla facoltà del corpo di autoguarigione. Se estendiamo poi il teorema dell’incompletezza di Godel, possiamo dire che: per quanti metodi e medicine potremo scoprire, il corpo (in quanto sistema regolato) creerà sempre delle anomalie nuove, cioè nuove malattie che non saremo in grado di curare in quel sistema ovvero con la medicina.
Un altro passo: se scopro un ormone neurotrasmettitore come l’adrenalina, non vado certo a negare l’esistenza dell’aggressività come emozione. È il subire una situazione di aggressività che fa secernere l’adrenalina (combatti o fuggi?) non viceversa. Ad ogni elemento materiale corrisponde un elemento emotivo, mentale o spirituale, ovvero “come sopra, così sotto”. Il fatto che non li possa eventualmente misurare non implica la loro assenza.
Uno scienziato, una mente “razionale”, come qualsiasi persona potrebbe sempre sostenere: “Dio non esiste”, “non c’è nulla al di fuori della materia”, ” non c’è vita oltre a questa”… Queste affermazioni sono al di fuori del sistema razionale e possono essere dunque considerate solo come soggettive. È ovvio che non hanno nulla a che vedere con la razionalità ma solo con l’assenza di un sentire spirituale, di fede e di attenzione, la contraddizione è nell’assenza di attenzione.
La spiritualità è stata per secoli rappresentata dalle religioni, le quali sappiamo che oltre di spiritualità trattano di morale, educazione e purtroppo spesso di potere e controllo.
Dall’altra parte il concetto di l’unicità della via religiosa ha perso valore nonostante alcuni fondamentalisti violenti siano ancora presenti in un po’ tutte le religioni.
Ma sia la grande molteplicità che le religioni vivono al loro interno, sia la globalizzazione stessa hanno spinto gli “operatori spirituali” al dialogo e al rispetto reciproco piuttosto che alla affermazione della supremazia di una religione rispetto alle altre. Perfino la chiesa cattolica ha fatto passi da gigante nel dialogo interrreligioso anche se naturalmente non sempre capiti e condivisi. Già Paolo VI negli anni ’60 istituì quello che oggi è il “pontificio consiglio per il dialogo interreligioso” … e così via fino a Giovanni Paolo II, gigante del dialogo.
Sento che se pur con difficoltà e intoppi si andrà sempre più verso una posizione di “una Verità, molte strade”.
Allora, quando riconosco che altre strade siano possibili, implicitamente riconosco la mia limitazione e rinuncio anche a poter sostenere che “il sole gira attorno alla terra”, poiché è come parlare del colore rosso con gli occhiali verdi. In fondo, a me mistico, cosa importa se è il sole o la terra che gira attorno rispetto all’altro?
Ora, nel momento in cui i sistemi di pensiero rinunciano alla propria supremazia, la contraddizione tra razionale e spirituale cade. Ognuno può tacere su ciò di cui non può parlare.
Il problema profondo rimane, non è più tanto se “infilo gli occhiali a lenti rosse o quelli verdi?” ma riguarda la superficialità, la mancanza di consapevolezza e attenzione con le quali penso, sento ed agisco nel mio quotidiano, in quanto essere razionale e spirituale al contempo.
E qui la strada maestra è per me la meditazione.