Vi sono tradizioni cristiane antiche, per molti secoli quasi nascoste, che hanno dei dettami e delle pratiche molto simili alla meditazione orientale. Queste pratiche sono state mantenute in alcuni monasteri nonostante i vari scismi e concili. Oggi, il bisogno di spiritualità vera e la diffusione dell’approccio orientale, ha dato una spinta importante a riscoprire queste realtà.

Abbiamo visto come la prima parte della meditazione consista nel “imbrigliare” la mente ed a mantenerla su un concetto, un immagine,… fino a quando il flusso caotico dei pensieri si quieti. Vi sono vari elementi che concorrono a raggiungere questo stato:

Molte tecniche fanno uso del respiro controllato e dell’osservazione del respiro. In moltissime tradizioni inclusa quella greca, dove veniva chiamato penuma, il respiro è associato allo spirito, al soffio vitale. Una respirazione corretta ci fa sentire bene. Una superficiale ed affrettata od una troppo rallentata crea degli scompensi, andiamo in apnea piuttosto che in iperventilazione. Ricordo un maestro indiano che ad una persona che aveva tentato di dimagrire in tutti i modi senza riuscirci, insegnò a respirare correttamente facendolo giocare tra le onde del mare, dove era costretto a respirare profondamente ed a trattenere il respiro fino alla prossima boccata d’aria. Quando il respiro è calmo e profondo si instaura nel nostro corpo una sensazione di benessere e vitalità.

Certamente conosciamo l’uso dei mantra. Parole o frasi ripetute su cui concentrare la mente, mentre vengono recitate ad alta voce o mentalmente a seconda della tecnica. Banalizzando, un libro divertente di qualche anno fa diceva che si poteva usare come mantra anche “coca-cola, coca-cola, coca-cola”. Non è del tutto vero. Nel caso particolare delle meditazioni spirituali, l’unione con il principio divino – cosmico assume particolare rilevanza.  Il suono crea. Vi sono suoni che hanno delle vibrazioni particolari. Sillabe che hanno degli effetti che vanno al di là del visibile. E ci sono anche i nomi sacri. L’invocazione in stato meditativo, aperto e concentrato del nome di un grande maestro non ha lo stesso effetto che chiamare il mio cane o chiedere della coca-cola. Nel caso appunto di invocazione al maestro, guida spirituale, Dio, l’elemento fondamentale è il sentimento di devozione, unito alla gratitudine o alla richiesta di aiuto.

Infine il corpo. La postura ed il concentrarsi su un determinato punto del corpo favorisce l’instaurarsi di un determinato stato fisiologico. Nel Training Autogeno ad esempio per rilassare il corpo ci concentriamo in sequenza su varie parti del corpo sentendole “calde e pesanti”. Nel linguaggio comune si dice “ho preso una decisione di pancia”, intendendo dire di aver preso una decisione istintiva. Il cuore invece è associate in tutte le culture all’amore, ma anche al coraggio ed alla fede. Vi sono moltissime meditazioni che si basano sul concentrarsi in determinati punti del corpo come nei chakra o nei dantian o in altri punti specifici a seconda della tradizione e della pratica.

Gli obiettivi nella praticare la meditazione sono molteplici. Ciò che accomuna le varie tradizioni è il desiderio che la meditazione diventi il nostro stato naturale, eternamente collegato alla fonte (dello spirito). Ovvero che lo stato meditativo sia ininterrotto, continuo e che eventualmente si sovrapponga uno strato di pensiero mentale quando si debba operare nel mondo. Ma la meditazione non viene mai interrotta. Persone che vivono in questo stato li chiamiamo saggi, santi, piuttosto che illuminati ma vi sono anche molte persone che preferiscono non apparire.

Tutti questi elementi:  imbrigliare la mente, controllare il respiro, postura e concentrazione su di un punto del corpo, l’invocazione con devozione e la ricerca dello stato ininterrotto di collegamento alla fonte, si ritrovano pari pari nelle pratiche cristiane di cui parlavamo prima.

L’ invito a pregare incessantemente, ininterrottamente, a camminare sempre nella presenza del divino, ecc…, ecc…., sono numerosi nella bibbia sia nel nuovo che nel vecchio testamento (es: Luca 18,1; Paolo 1Ts 5,17; Genesi 17,1;…). Dei primi cristiani, detti anche padri del deserto, monaci, eremiti ed anacoreti che nel IV secolo vivevano in solitudine nei deserti, avevano sviluppato un modo di pregare che contiene tutti gli elementi elencati sopra, con l’obiettivo di arrivare a risiedere incessantemente nel “regno dei cieli che, come sappiamo, è dentro di noi. Questa tradizione è stata raccolta e divulgata nella Filocalia (amore della bellezza ). Redatto in pieno periodo illuminista, la Filocalia fu pubblicata greco a Venezia da Nicodemo e riporta testi di ascetica e mistica della tradizione ortodossa scritti dal IV al XV secolo D.C. La pratica viene chiamata esicasta (calma, pace, tranquillità, assenza di preoccupazione).

Simeone, il nuovo teologo, nella Filocalia descrive molto bene questo metodo che si potrebbe chiamare metodo della “preghiera e dell’attenzione”. Una invocazione ininterrotta collegata al respiro, alla concentrazione sul cuore, in uno stato vigile, di allerta. Dice Simeone:

Alcuni santi hanno chiamato l’attenzione vigilanza della mente, altri custodia del cuore, altri sobrietà, altri silenzio mentale(,… ). L’attenzione, è il segno del sincero cambiamento della mente; l’attenzione, è la presenza dell’anima a se stessa, il distacco dal mondo ed il ritorno a Dio.

L’attenzione, è il primo passo verso la contemplazione, meglio ancora se è permanente (…) L’attenzione è la serenità della mente, più precisamente la sua permanente imperturbabilità, (…). L’attenzione è la calma del pensiero,…  Questa rettitudine della mente può essere raggiunta da molti o anche da tutti mediante l’insegnamento.(…).

Fa ciò che sto per dirti. Tu sai che la respirazione consiste nell’inspirare e nell’espirare aria. L’organo che a tale scopo serve è il cuore, esso è il principio della vita e del calore. (…). Il principio o più precisamente lo strumento di questo ritmo sono i polmoni.

…, mettiti seduto, raccogli il tuo spirito e introducilo nelle narici; è il cammino che l’aria segue per andare al cuore. Spingilo, forzalo a discendere nel cuore, insieme con l’aria inspirata. Quando vi sarà giunto, vedrai la gioia che eromperà:  nulla avrai da rimpiangere. Come uno che torna a casa dopo una lunga assenza non sa frenare la gioia di aver ritrovato la moglie e i figli; così lo spirito quando si unisce all’anima, è colmo di gioia e di ineffabile allegrezza. A questo punto, abituati a non fare uscire lo spirito con impazienza, le prime volte si sentirà smarrito in questa interiore reclusione e prigione. Ma, quando si sarà ambientato, non avrà alcun desiderio di sortire nelle consuete divagazioni, il regno dei cieli è dentro di noi (…).

A questo punto hai bisogno di un altro insegnamento: mentre il tuo pensiero dimora nel cuore, non stare silenzioso‚ ozioso, costantemente sii impegnato a gridare “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà di me”  e non ti stancare. (…) Se persevererai in questo esercizio con intenso desiderio e ardente attenzione, ti verrà incontro il coro delle virtù: l’amore, la gioia, la pace e tutte le altre. Per esse tutte le tue domande avranno la risposta …

Questo metodo meraviglioso è un “raccoglimento della mente nel cuore”. Riassumiamo la tecnica schematicamente, aggiungendo alcuni dettagli:

  •  Si inizia la pratica in un luogo appartato, raccolto, dove non si venga disturbati, per il tempo che si ha a disposizione. L’obiettivo però è che la pratica diventi continua. Mentre operiamo normalmente nella vita quotidiana, una parte della nostra mente sia sempre collegata alla pratica. È una preghiera ininterrotta. Quindi in ogni momento possibile ci si ricollega affinché diventi il nostro stato naturale.
  • Nella Filocalia si suggerisce di essere inginocchiati o seduti su uno sgabello basso, con il capo chinato in modo da facilitare il raccoglimento sul cuore. Per mia educazione ed esperienza preferisco la posizione eretta della colonna vertebrale, poiché permette una migliore circolazione delle energie nel corpo e vi è un minor rischio di stagnazione od accumulo. Ricordiamo che questa pratica monacale è associata a digiuni ed un comportamento mentale corretto cose che riducono il rischio di stagnazione delle energie.
  • Ci si collega al ritmo del cuore od alla respirazione. La respirazione è ritmata, leggermente trattenuta, ritmata dalla espirazione e inspirazione del soffio per ottenere una vigilanza interiore. Il soffio vitale viene mandato al cuore, sul quale si rimane concentrati. Simeone mette un accento importante sul trattenere il respiro ed invocare in quel momento. Trattenere il respiro porta però a scompensi se non si è preparati e seguiti da un maestro. Si preferisce dunque suggerire di fare solo una breve pausa tra le fasi del respiro.
  • Con intensa devozione si invoca un nome sacro. La preghiera del Gesù, riportata da Simeone, è una delle molte. Poiché è più facile radicare nella mente e nel cuore due parole piuttosto che una frase elaborata, si suggerisce anche di utilizzare solo due parole, ad esempio  Kyrie, eleison – Signore, pietà. C’è libertà sulla scelta purché si mantengano i fondamentali della devozione e dell’invocazione al maestro/ Dio e non venga snaturata la natura della preghiera. È importante non cambiare spesso frasi o parole. Quello che si dice passa in un secondo piano rispetto al sentimento ed all’attenzione con cui lo si dice, quindi non c’è motivo di cambiare parole ed il cambiarle fa soltanto ritardare il radicarsi nella mente del suono. La prima parola o parte della frase viene pensata o detta in inspirazione. La seconda, dopo una breve pausa, in espirazione.

Si è dunque imbrigliata la mente, si controlla il respiro, si assume una postura e ci si concentra su di un punto del corpo, si ripete incessantemente una invocazione con devozione, fino a farla diventare ininterrotta. È una vera meditazione. Buona pratica!

Vi è un sito, anche in italiano, tutto dedicato a questa via, www.esicasta.it ricco di contenuti e di approfondimenti. Ma attenzione a non ridurre a puro intellettualismo una pratica del cuore. Naturalmente non è l’unica pratica mistica cristiana che richiama le meditazioni orientali. Più avanti parleremo di San Francesco e Ignazio di Lojola.

Ma ora piuttosto, un momento di presenza mentale, un momento di attenzione, di presenza dell’anima a se stessa.