Vi sono moltissimi racconti divertenti narrati da occidentali che, mossi da vibrante desiderio interiore, vanno in un monastero nell’East per imparare a meditare. L’impatto è forte. Quando ad esempio la prima notte, alle 3 del mattino nel monastero zen, vengono svegliati, spediti nella sala maestra ed invitati a sedere in posizione di loto… , dopo 10 minuti, con il sangue che ha smesso di circolare nei piedi, la testa che cade dal sonno, la schiena dolorante, iniziano a dubitare fortemente del loro vibrante desiderio iniziale.

Credo che questo metodo, tipo “crash course”, sviluppato in millenni di saggezza, sia probabilmente il migliore per gli aspiranti monaci che, nel minor tempo possibile e con fermezza incrollabile, devono e vogliono arrivare a mantenere la quiete del corpo e della mente per molte ore di seguito, aspettando l’illuminazione. Stanno lì, finché il muro si abbatte. Il tempo non conta, stanno lì, e, nonostante che molti non raggiungano la meta desiderata, riescono comunque a sviluppare la mente in modo decisamente superiore all’uomo medio. Datemi un tempo infinito e tutti gli oceani si quieteranno.

Per mia esperienza, questo approccio non ottiene spesso i risultati desiderati con noi occidentali esagitati o semplicemente con persone che non possono o non intendono dedicare la loro vita alla meditazione. Ho incontrato molte persone che, pur avendo seguito per anni corsi di meditazione, pur avendo trascorso molte ore sedute nelle varie posizioni possibili, riescono con fatica a raggiungere un minimo stato di quiete e consapevolezza. Perché?

Osserviamo un bambino. Vede gli adulti che si muovono intorno e pensa “sembra utile”. “Decide” che vuole imparare a camminare: dopo molti mesi riesce dapprincipio a sedersi, dalla posizione prona riesce finalmente a sollevarsi sui 4 arti, a “gattonare”, poi trova un punto di appoggio, si arrampica ed ecco la prima posizione eretta, traballa…, per qualche secondo…, poi di nuovo giù. E riprova e riprova, per poche secondi. Lascia finalmente il punto di appoggio e si avventura per i primi passi, uno o due passi e poi di nuovo giù… Molti esercizi, spesso, di breve durata, finché si diventa più stabile.  Si aggiungono passi, elementi, posizione eretta e riescie a ruotare il collo per quardare in giro senza cascare. Le prime brevi passeggiate, finalmente è in grado fare le prime corse,…

Così ho strutturato i miei corsi.

Gli allievi vengono presi per mano, vengono forniti di punti di appoggio e con brevi esercizi vengono guidati nell’imparare ad osservare la loro mente, a modificare lo stato fisiologico del corpo, abituati a rilassarsi, guidati nello stato di perfetta allerta. Nuovi elementi vengono aggiunti e dai primi passi si fanno le prime passeggiate, poi si corre.

Provate questo esercizio:

  • seduti, con la schiena eretta, braccia rilassate, mani appoggiate sulle ginocchia e rivolte verso l’alto, occhi chiusi.
  • Respirate profondamente e tranquillamente per 10 volte contando i respiri, unoooo, duueeee, treeeee,…. fino a 10.

Fatto?

Molti, anche alcuni di quelli più preparati, non riescono ad arrivare a 10 senza sentire il bisogno di muoversi, di grattarsi, dolori che “nascono” in qualche parte del corpo (in realtà sono sempre stati li!) ed altri pensieri che si presentano. È un mare un burrasca o, quando va bene, semplicemente mosso.

Ho notato che con brevi esercizi ripetuti, aggiungendo lentamente nuovi elementi, assaporando diverse tecniche per entrare in meditazione, le persone riescono ad entrare in quello spazio interiore tra due pensieri, a imparare a trovare lo stato di presenza mentale necessario per poi sedersi in meditazione per molte ore.

Non fraintendetemi: l’obiettivo è sempre quello che lo stato meditativo sia il nostro stato normale, interrotto da brevi momenti necessari a sviluppare altri pensieri e portare a termine compiti pratici. Se osservate la mente, noterete che i pensieri “utili”, necessari a quello che stiamo facendo, sono una grande minoranza di tutto quello che passa per la mente in ogni istante. Quanto credete possa fare un ora di meditazione al giorno se nelle altre 23 siamo nel caos più totale? Certo molto meglio di 24 ore di caos! Quindi iniziate o non smettete di ritagliarvi il vostro spazio sacro nella giornata.

Ma in più, cercate spesso, nel giorno e nella notte, momenti in cui per qualche minuto vi collegate al respiro, ad un mantra, ad un oggetto o ad una visualizzazione, come preferite o come vi è stato insegnato e meditate. Spesso, per brevi periodi. Se fate un lavoro pesante, magari con il badile in mano, spesso, anche solo per 10 secondi, fermatevi a respirare e cercate la quiete interiore, sentite semplicemente la stanchezza ed il riposo. Se invece siete in pausa caffè, che in quel caffè che tenete in mano sia tutta la vostra attenzione, lasciate che le sensazioni di udito, vista, gusto e olfatto e tatto riempiano tutto il vostro essere, senza pensieri, un momento di presenza mentale.

Ed ora, appunto, un altro minuto di meditazione…