Quando in uno sport ricerchiamo la perfezione, non è per lo sport in se, ma per quello che ci da questa ricerca: l’atleta si concentra mentalmente, poi brandendo l’asta corre, corre con grande eleganza verso l’ostacolo, sempre più veloce, sempre più vicino. Punta l’asta che si carica di tutta la tensione, la tensione necessaria per elevarlo. Il gesto è perfetto, in una vertiginosa verticale l’atleta sale, su verso l’asticella. L’asta e l’atleta sono ormai verticali come una retta slanciati verso l’alto. Ecco: sta per superare l’asticella e librare nel vuoto. L’atleta non lascia l’asta, la trattiene, si aggrappa, batte contro l’asticella che doveva superare, lascia l’asta, tracollano atleta, asta ed asticella sul tappeto. Che peccato!
Le tecniche di meditazione sono un po’ come questa l’asta. Se l’atleta avesse lasciato l’asta troppo presto, non avrebbe avuto abbastanza slancio; lasciandola troppo tardi, l’asta diventa un peso che lo trattiene.
L’obiettivo della meditazione non è fare bene la tecnica, per quanto bella, raffinata ed importante essa sia. È il salto finale che ci interessa. Se non diamo abbastanza importanza alla tecnica di meditazione rimaniamo nel mondo delle illusioni, abbandonati al flusso dei nostri pensieri ed eventi. Se crediamo che la tecnica sia più importante del risultato e ci aggrappiamo ad essa, la tratteniamo e non riusciamo a fare quel salto nel vuoto necessario.
Immaginate di fare degli esercizi per riuscire ad addormentarvi. Se fatti bene, dopo un po’ il sonno si avvicina. Immaginate ora di cominciare a lottare e concentrarvi di più per continuare fare bene gli esercizi. Cosa succede? Che non vi addormenterete fino a quando non sarete totalmente stremati. Immaginatevi la mattina dopo! Se invece non aveste portato avanti abbastanza gli esercizi, la mente avrebbe ricominciato ad agitarsi e non vi sareste addormentati altrettanto.
E così l’artista che pratica ed impara la tecnica. Prima o poi, se vuole diventare un vero artista ed esprimere se stesso, la deve lasciare. Ma se prima non si è sufficientemente impadronito della tecnica, non riuscirà comunque a diventare un artista. Dovrà invece praticare finché le varie tecniche diventano gesti naturali. E questi gesti si combinino e si trasformino in mezzi personali di espressione. E l’artista potrà allora esprimersi in modo personale.
Riassumiano:
- impariamo le tecniche a fondo, fino a quando non sono più tecniche ma gesti naturali,
- usiamo la tecnica fino a quando è necessario per tenere imbrigliata la mente, fino a quando continuiamo a muoverci, fino a quando continuiamo a perdere contatto con la realtà, fino quando siamo aggrappati a quanche cosa,
- quando la presenza è totale, la tensione spenta, quando abbiamo lasciato l’ultimo attaccamento, abbandoniamo anche la tecnica,
- e a questo punto inizia la vera meditazione.
Ricordando Aristotele, è l’abitudine che ci porta all’eccellenza, non un singolo sporadico atto. Persistiamo ad imparare a meditare.