La meditazione è il nostro stato naturale, che è offuscato però dalla nebbia di pensieri ed emozioni incontrollati con i quali ci identifichiamo erroneamente.
É facile eliminare questa nebbia? No, ma è possibile. Vediamo come.
La nostra mente è in continuo movimento, senza sosta ci ricorda del passato, pensa al futuro, elabora avvenimenti, immagina eventi, rivive emozioni ecc… tutto questo senza sosta o quasi. La maggior parte delle persone hanno momenti di tregua solo durante il sonno e per molti perfino il sonno è agitato o di bassa qualità, continuando a sentire preoccupazioni, tristezza, rabbia, desiderio, ecc…, ecc…
Ma tutti questi pensieri ed emozioni siamo noi? La risposta è ovvia. Vediamo.
Noi possiamo guardare questi pensieri, queste emozioni. Possiamo esprimere, controllare, reprimere ed addirittura creare le nostre emozioni. Possiamo “possedere” emozioni, diciamo le nostre emozioni, quindi non siamo le nostre emozioni. Possiamo decidere di pensare a qualche cosa, possiamo fermare un pensiero che non vogliamo, possiamo osservarci pensare,… Quindi esiste qualche cosa di più profondo dei nostri pensieri, di più “noi” dei nostri pensieri ed emozioni.
A volte non riusciamo a osservare le nostre emozioni od i nostri pensieri, a volte ne siamo travolti. Ma questo non vuol dire che siano noi. Gestiamo facilmente un piccolo fuoco nel camino; ma se abbiamo lasciato il fuoco crescere oltre misura e tutta la casa è incendiata, possiamo solo scappare fuori, chiedere aiuto ad altri e guardare la nostra casa che va in fumo. Così è per i pensieri e le emozioni: se hanno acquisito così tanta energia da travolgerci, la nostra coscienza se ne va. Si può perfino raggiungere stadi di malessere profondi e malattia se queste emozioni e pensieri sono distruttivi. Ricorriamo allora a psichiatri e psicologi, addirittura a farmaci e droghe.
Anche se questi per fortuna sono casi limiti, molti di noi sono comunque gestiti interamente dai propri pensieri e dalle proprie emozioni. Anzi, non sono neppure coscienti di questo. Queste persone sono un po’ come un cane scodinzolato dalla coda!
Abbiamo detto: noi possiamo creare, controllare, possedere, scartare,… pensieri ed emozioni. Seppur molti si identificano con propri pensieri ed emozioni, noi non siamo i nostri pensieri né le emozioni. Cosa siamo allora?
I più, a questo punto, seppur riconoscendo in se stessi la veridicità di quanto espresso, lasciano il ragionamento da parte e tornano al quotidiano, scodinzolati dai loro pensieri ed emozioni. Continueranno a soffrire e gioire nella vita reagendo a quello che avviene intorno a loro senza apparente causa e collegamento, come una bandiera che sventola di qua e di là al mutar del vento.
Altri invece, forse perché stanchi di soffrire o stufi di un quotidiano senza senso apparente (i secondi decisamente più fortunati dei primi!) decideranno di essere loro a “scodinzolare” pensieri ed emozioni ed iniziare a prendere in mano la loro realtà.
Ma come si fa? Si impara a meditare. Vediamo cosa succede:
1) Non puoi gestire qualche cosa finché non sei cosciente della sua esistenza e la puoi osservare.
Quindi il primo passo è prendere coscienza dei propri pensieri e delle proprie emozioni. Osservarne la nascita, vedere il loro sviluppo, osservarne la loro dipartita. Ovvero prenderne coscienza e quando ne hai preso coscienza, inizi a scoprire l’osservatore. Devi ancorarti ad una realtà più solida delle fantasie della tua mente.
2) Il secondo passo è dunque iniziare a scoprire la realtà di se stessi oltre i propri pensieri e le emozioni. Prendere coscienza della propria mente, del proprio corpo, del proprio essere ovvero di noi stessi.
Incominciamo a creare degli spazi in noi al di là dei pensieri e delle emozioni. Diamo spazio a noi stessi. Incominciamo a scodinzolare anziché essere scodinzolati. In questo spazio i pensieri si quietano, le emozioni perdono di energia e diventano gestibili come in fuoco del caminetto. Le emozioni positive ci pervadono ed incominciamo a sentici meglio.
Questo è lo stadio in cui cominciamo a liberarci delle nostre abitudini negative.
Non possiamo fermare gli stimoli negativi, non possiamo impedire che avvengano anche cose dolorose nella nostra vita, altri ci potranno fare del male, potremmo avere eventi “sfortunati”, potremmo perdere persone care,… ma a questo stadio potremo decidere come reagire alla vita, a questi stimoli, a queste situazioni. Potremo decidere se creare maggior malessere o dissolverlo. Allora impariamo ad agire nella vita anziché a reagire alla vita.
In questo stadio aumentiamo la nostra consapevolezza, la pazienza e la nostra vitalità. Estendiamo le nostre percezioni e liberiamo la creatività. Incominciamo a stupirci della nostra stabilità emotiva, trasmettiamo una sensazione di pace, serenità, calma. Iniziamo ad avere meno bisogno di dormire, siamo capaci di concentrarci di più e meglio, di apprendere più facilmente, abbiamo più voglia di fare, di contribuire, più volontà. Possiamo dire che iniziamo ad essere tangibilmente esseri creativi, esseri più felici, più veri esseri umani.
Questo secondo stadio in realtà è molto ricco di passi inframezzo che creano un tutto continuo nel nostro sviluppo e non è scevro di difficoltà da superare.
3) Il terzo passo è il superamento dell’osservatore e dell’osservato.
Qui si raggiunge la meditazione profonda. L’unione con il profondo. L’estasi. L’esperienza diretta. In questo stadio vi è il superamento della realtà come la percepiamo.
La chiarezza, trasparenza è totale. La nebbia si è completamente dissolta.
Mentre è possibile concepire razionalmente gli eventi e gli effetti del secondo stadio, nel terzo stadio il pensiero ed il ragionamento si devono fermare, in silenzio. Abbiamo raggiunto i limiti della nostra capacità conoscitiva. E per questo pochi sono quelli che si impegnano fino a questo punto, al punto dove si abbevera la nostra sete spirituale.
É facile? No, ma è possibile arrivare fin qui.
Come già detto qui ed in altri luoghi, il progredire attraverso questi stadi avviene con la meditazione o con la preghiera profonda e meditazione.
Purtroppo nelle nostre società “progredite” non impariamo né a meditare né a pregare veramente. Non che non vi sia disponibilità di informazioni o non vi siano persone disposte a trasferire le informazioni e le pratiche corrette. Ma da più parti ci viene insegnato ad ignorare od a demandare la nostra parte spirituale, la nostra sete spirituale. Abbiamo continui stimoli a concentrarci sul materiale ed a limitarci alla superficie delle cose. Ci vengono proposti valori diversi. Impariamo ad etichettare come “auto suggestioni” tutto ciò che non si può misurare con i nostri strumenti di misura. Ma vi sono anche voci che cercano di riportarci sulla via.
Ma abbiamo bisogno di meditare tanto quanto ne abbiamo di dormire, mangiare, ecc… Infatti tutti noi “meditiamo inconsciamente”, ovvero abbiamo moltissimi momenti, per lo più molto brevi, in cui entriamo in meditazione. Ma sono talmente rapidi che passano senza che ne prendiamo coscienza. Ed invece scartiamo come “strane sensazioni”, e li passiamo nel dimenticatoio senza che gli venga dato alcun peso, quei momenti più lunghi di espansione della coscienza, di rilassamento e di totale allerta, quei rari momenti che tutti abbiamo vissuto coscientemente e che ancora vivremo. Invece avremmo bisogno di espanderli, rendere la nostra vita ricca di questi momenti.
È quello che siamo venuti realmente a fare qui.
O quanto meno è il punto di partenza per poter ritornare a casa.