Una volta deciso che vogliamo meditare, che è utile e davvero vogliamo farlo, il primo vero passo è incominciare a ritagliarsi degli spazi per farlo, una azione oltre al pensiero. Spazi temporali, ovvero “quando?”, spazi fisici, cioè “dove?”, spazi emotivi e mentali nel senso di regalarsi dei momenti dove ci si permette di tralasciare i “dovrei…, non avrei dovuto…, mi chiedono…, voglio fare….ecc… ecc..”.
L’insieme di questi spazi sono il nostro spazio sacro. Spazio nel quale ritirarci dalla mente razionale, dal programmare e rivedere, dal nostro piccolo quotidiano ed entrare in uno stato di pura nella presenza mentale.
Quando meditare dunque? La risposta è semplice: sempre o quasi (come già scritto in Come imparare a meditare?). L’obiettivo è che il nostro stato normale sia meditativo, interrotto da brevi momenti necessari a sviluppare pensieri e portare a termine compiti pratici, compiti rilevanti in questo mondo.
Se osservate la mente, noterete che i pensieri “utili”, necessari a quello che stiamo facendo, sono una grande minoranza di tutto quello che passa per la mente in ogni istante. Quanto credete possa fare un ora di meditazione al giorno se nelle altre 23 siamo nel caos più totale? (Certo! molto meglio di 24 ore di caos!)
Si inizia dunque così: cercate spesso, nel giorno e nella notte, momenti in cui per qualche minuto vi collegate al respiro, ad un mantra, ad un oggetto o ad una visualizzazione, scegliete la tecnica che preferite, quella che vi è stata insegnata e meditate. Meditate più spesso possibile, per brevi periodi.
Ad esempio, se fate un lavoro pesante, magari con il badile in mano, anche solo per 10 secondi, fermatevi spesso nella giornata a respirare e cercate la quiete interiore, sentite semplicemente la stanchezza ed il riposo, i rumori e gli odori che vi circondano lasciate che gli altri intorno a voi parlino, voi solo ascoltate con tutto il vostro essere.
Se invece siete in pausa caffè, che in quel caffè che tenete in mano sia tutta la vostra attenzione, lasciate che le sensazioni di udito, vista, gusto e olfatto e tatto riempiano tutto il vostro essere, senza pensieri. Un momento di presenza mentale.
Oppure lavorate al PC? Bene, ci sono molti momenti di attesa. Qualche volta, invece di parlare al collega o di spazientirvi per l’attesa, entrate in uno stato di quiete. È come al semaforo rosso od in coda: dobbiamo solo aspettare, non è necessario fare null’altro! Spegnete la radio, sentite i piedi, il contatto con il terreno, il sedile, vi sono rumori esterni, sensazioni delle quali non eravate consci, ecc… ecc…
Oltre a queste brevi pause è certo utile ritagliarci la mezzora, l’ora o di più. In questo tempo ci diamo lo spazio affinché il movimento continuo e rumoroso della mente si quieti gentilmente.
L’ora che io preferisco per questa pratica è verso le 3 del mattino. Tutto intorno è quiete, la mente degli altri ci disturba poco a quell’ora, c’è poca attività. È facile a quell’ora sentire la quiete, anche se il sonno può disturbare.
Poi c’è l’alba, dove l’energia della terra che si risveglia ci riempie. Oppure la sera, ideale per ringraziare dei doni che la giornata ci ha portato.
Molti maestri suggeriscono: mezz’ora al mattino, mezz’ora alla sera. Ottimo! Concordo pienamente. Al mattino ad esempio si rimettono i nostri desideri all’universo, alla sera si ringrazia.
Il mio suggerimento è di stabilire l’orario, qualsiasi orario, quello che vi è più facile e mantenerlo, come se fosse un impegno, come se doveste timbrare il cartellino od andare a prendere i figli a scuola, non si può fare a meno di andare, ritardare non è possibile.
E nelle altre 23 ore del giorno, per non vivere nel continuo caos mentale, nel continuo dialogo interno di pensieri ripetuti senza fine, ritagliatevi più istanti possibile di presenza mentale.
Quando meditare? Il più spesso possibile, anche se per pochi istanti.