Uno degli esempi più proposti e chiacchierati di tecniche “meditative occidentali” è il Training Autogeno (di seguito TA) ,  sviluppato dal neurologo berlinese J.H. Schultz nei primi del novecento. Nell’enciclopedia Treccani.it si legge: “Metodo di psicoterapia, …., tendente a migliorare l’equilibrio dell’organismo e della psiche con tecniche di autosuggestione e di yoga, utili sia come complemento ad altri interventi clinici, sia contro lo stress per sé stesso”.

Innanzitutto è considerato un metodo di psicoterapia. Schultz, neurologo psichiatra e psicologo medico di scuola freudiana, studiò profondamente gli effetti dell’ipnosi e collaborò con Voght, l’ideatore del rilassamento frazionato, un ricercatore medico che usava l’autoipnosi per raggiungere l’autorilassamento e la riduzione dello stress e tensioni nei suoi pazienti. Schultz trovò il modo di raggiungere simili risultati senza l’ipnosi, focalizzando i pazienti su specifiche sensazioni corporee. In più la tecnica è autogena ovvero “si genera da sé”: il paziente è in grado di produrre da solo gli effetti psicofisici desiderati corso della pratica.

L’autosuggestione ha una connotazione piuttosto negativa nel linguaggio, collegata a credere cose che non sono reali. E non è raro che persone ai primi passi della meditazione limitino l’efficacia di tecniche di visualizzazione perché pensano di starsi ingannando. Ad esempio una banale affermazione come “io sono calmo” può fa partire in loro un dialogo interno per mancanza di abbandono (e sono spesso persone che sentono di dover sempre essere in controllo delle situazioni) un dialogo più o meno così: “ma non è vero che mi sento calmo, sono agitato per questo … questo … e questo…! Non dovrei forse esprimere la mia agitazione? Se dico che non sono calmo non sono me stesso! É tutta autosuggestione….!” È vero: è tutta autosuggestione, a partire dalla loro agitazione ed è questo il punto che non vedono. Ma approfondire questo aspetto ci porterebbe ora troppo lontano dal trattare il TA. Diciamo solo che in generale, spesso, sentiamo che non possiamo cambiare la realtà che ci circonda ma potremmo sempre essere in controllo di come la percepiamo e di come reagiamo ad essa.

Schulz capì l’importanza e l’utilità dell’autosuggestione e pubblicò nel 1912 un primo resoconto dei suoi studi e poi, nel 1932 in “Das Autogene Training”, descriverà i 6 esercizi di base dando alla tecnica una struttura definitiva.

Non ho elementi per sostenere che Scultz fosse stato esposto ad influenze orientali, ma mi è difficile pensare il contrario.  Ad esempio Schopenhauer, che già si era rivolto a suo modo all’est e morì nel 1860, ed Herman Hesse, che nel 1922 pubblica il suo Siddhartha ed è amico di Carl Jung, dimostrano un fermento ed un interesse già nella Germania di quegli anni per la filosofia e le pratiche orientali. Il legame tra TA e meditazione è talmente evidente che perfino nella definizione della Treccani si parla di yoga; ricordiamo che per molti occidentali “yoga” è quasi sinonimo di meditazione, più o meno come quando una marca (ipod) diventa sinonimo di una classe di prodotti (mp3…).

Non sarebbe storicamente veritiero ma è interessante notare come si sarebbe potuto sviluppare una tecnica analoga, estraendo elementi dalle tecniche orientali per entrare in meditazione e spogliandoli di tutto quanto possa essere ricondotto ad una culturalità, al misticismo o spiritualità. Grazie all’assenza di questi elementi, il TA ha potuto essere preso in considerazione dalla scienza e non essere ostacolato dalla religione ed è diventata una delle tecniche più conosciute e diffuse in tutto il mondo. I campi di applicazione vanno dal medico, psicoterapeutico, a quello sportivo fino alla formazione scolastica e professionale. Infatti, con la lente clinica, la medicina ne ha studiato gli effetti positivi sui “pazienti”, sia a livello psichico che fisico, esistono tabelle di applicazioni cliniche, indicazioni e controindicazioni ( si parla di gravi problemi cardiaci, diabete, psicosi, disturbi ossessivi, debolezza mentale, …).

Shultz ha dunque favorito fortemente la diffusione delle tecniche meditative nell’occidente razionale, dove la parte spirituale di noi stessi era e è sostanzialmente demandata ad altri.

Una delle differenze più evidenti e sostanziali che separa quanto si insegna nella meditazione da quanto si trova nel TA tradizionale, è la postura della schiena nella posizione seduta. Infatti la posizione “del cocchiere”, ovvero con la schiena curva e la testa che cade, contrasta con la necessità di avere la colonna vertebrale eretta nella meditazione. Se vogliamo la postura nel TA è più vicina alla scuola esicasta, mistica cristiana, che assume una postura che vuole significare raccoglimento ed introspezione ma anche pentimento e supplica. Poi, nel TA elementare, ovvero nei primi 6 esercizi, non si fa riferimento ad uno stato di corretta allerta, che dovrebbe comunque instaurarsi se il TA è eseguito correttamente.

All’inizio, mentre si impara il TA, gli esercizi sono lenti e ripetuti. Ad esempio il rilassamento dei muscoli corporei avviene focalizzando la nostra attenzione in lenta successione sulle varie parti del corpo mentre le rilassiamo. Più avanti, un solo respiro focalizzato su “corpo caldo e pesante” dovrebbe condurci allo stato desiderato.
Alla fine degli esercizi di base il nostro corpo è rilassato e ben irrorato, il respiro è profondo, il cuore regolare, l’addome caldo e la mente fresca:
mountain BN

siamo come una montagna in una giornata di sole,

fresca ed innevata sulla cima,

salda e ben radicata sulla terra, riscaldata da un sole gentile,

rinfrescata nei suoi pendii da rivoli d’acqua.

 

Questa immagine può indurre in pochi respiri la persona TA allenata nello stesso stato psicofisico dell’intera sequenza. Visualizzarla alla fine della sequenza tradizionale può introdurre un auto condizionamento per cui, nel momento opportuno, il riformarla nella nostra mente instaura lo stato psicofisico voluto.

La parte che trovo più interessante del TA è quella dalla fine degli esercizi, ovvero nel training autogeno avanzato. È la parte più utilizzata dagli sportivi per migliorare le prestazioni, piuttosto che dagli studenti per facilitare l’apprendimento e superare gli esami. Ma è anche la parte nel quale possiamo condizionarci ad avere comportamenti positivi nei confronti di noi stessi ed altri o possiamo entrare in meditazioni più profonde. È collegata all’uso di visualizzazioni o ad affermazioni che vanno ad influire nel profondo del nostro essere.

Per il momento:

proviamo a sederci, tranquilli per qualche minuto, con la colonna eretta e la schiena staccata dallo schienale, le mani rilassare sulle ginocchia, occhi chiusi e senza fretta portiamo l’attenzione sulla mano destra e incominciamo a sentirla calda e pesante, poi il braccio e così passiamo per tutto il corpo, senza fretta, senza desiderare nulla in particolare. Solo, lentamente, diventiamo coscienti di tutto il corpo, caldo e pesante, man mano che procediamo.

Alla fine, quando decidiamo di ritornare, facciamolo gentilmente. Muoviamo prima le dita, chiudiamo ed apriamo delicatamente i pugni, muoviamo i piedi, le caviglie e così via fino ad aprire gli occhi.

Un bel massaggio vigoroso su tutto il corpo per qualche secondo.